• martedì 23 Aprile 2024 20:06

SE IL CAMPIDOGLIO GRILLINO ARRANCA, LA REGIONE PD NON STA MEGLIO

La definitiva uscita di scena di Luca Parnasi dall’affaire Stadio di Tor di Valle presenta un innegabile pregio: cancella uno dei più grandi alibi usati fino ad ora per non portare a conclusione atti già pronti.

Luca Parnasi

E fa cadere la maschera alla Raggi e a Zingaretti: da agosto giacciono in qualche cassetto i testi degli accordi col Comune che la Giunta di Città Metropolitana e quella della Regione Lazio devono adottare.

Ciclicamente verifichiamo se, per qualche fortunato caso, a Palazzo Valentini e a via Cristoforo Colombo si siano svegliati, tipo Marchese del Grillo. Verifiche senza esito e, ormai, anche senza senso.

I testi in questione sono due. 

COMUNE-CITTÀ METROPOLITANA PER LA VIA DEL MARE/OSTIENSE

Il primo è un accordo fra Comune di Roma e Città Metropolitana (questione tutta interna della Raggi che le governa entrambe) che serve a regolare tutte le operazioni che devono portare alla unificazione della via del Mare con la via Ostiense. Per chi non è di Roma: sono due strade parallele che portano a Ostia. E che dall’incrocio con Viale Marconi fino al ponte romano che sulla via Ostiense supera il Fosso del Vallerano, hanno un tracciato separato lungo 900 metri.

Queste due strade sono di proprietà di Città Metropolitana (l’ex Provincia di Roma). E vanno unificate, da progetto, fra il Grande Raccordo Anulare e viale Marconi. Questi 900 metri di tracciato divergente sono stati oggetto di una lunghissima trattativa con la Roma: al Comune serve di unificare non solo le corsie di marcia come da progetto ma di rendere proprio unico il tracciato per poter meglio (e più economicamente) realizzare l’intersezione del futuro Ponte dei Congressi.

Il rendering del Ponte dei Congressi proprio nel punto di intersezione con il nuovo tracciato unificato della via del Mare/Ostiense

Alla fine di un lunghissimo tira e molla, l’accordo con la Roma è stato raggiunto: si farà l’unificazione totale del tutto ma, essendo un’opera fuori da progetto, se non sarà pronta lo Stadio aprirà ugualmente.
Non solo ma Comune e Città Metropolitana devono accordarsi sui permessi per le rilevazioni, gli espropri, la cantierizzazione, la minimizzazione del traffico.
Tutta roba che è inserita nel testo di questo accordo che la Giunta Raggi in Campidoglio ha adottato a inizio agosto ma che la Giunta Raggi in Città Metropolitana ha dimenticato.

COMUNE-REGIONE PER LA FERROVIA ROMA-LIDO

Il secondo accordo è fra il Comune e la Regione Lazio e riguarda la ferrovia Roma-Lido di Ostia.

Sinteticamente, rispetto al progetto originario che prevedeva un forte intervento dei privati per il trasporto su ferro (lo sfioccamento della metro B da Eur Magliana fino a Tor di Valle come soluzione primaria), il Campidoglio grillino ha deciso di eliminare l’opera per non dover riconoscere cubature alla Roma.
E di appoggiarsi alla ristrutturazione della Roma-Lido di Ostia annunciata da decenni, programmata realmente dal 2016 e, a fine 2020, ancora ben lontana dall’iniziare.

Zingaretti Nicola
Il presidente della Regione Lazio,
Nicola Zingaretti

L’idea delle brillanti menti politiche di Palazzo Senatorio è che con la Roma-Lido ristrutturata metà dei tifosi userà questo sistema di trasporto per andare e venire dallo Stadio. 

Quindi, niente investimento privato sulla metro B con cubature in cambio e usiamo la parte in contanti delle tasse per edificazioni (il “contributo costo di costruzione”) per comprare nuovi treni per la Roma-Lido o ristrutturare i vecchi. 

Solo che, siccome la Roma-Lido non è mica una proprietà del Comune di Roma ma della Regione Lazio, serve un accordo fra i due Enti. 

Lunga trattativa anche qui e alla fine l’accordo fra tecnici viene trovato. La Giunta Raggi in Campidoglio adotta il testo ma la Giunta Zingaretti latita. Anche qui, da inizio agosto a fine ottobre quel leviatano che è la burocrazia sembra aver ingoiato quelle paginette. 

VIA PARNASI, VIA GLI ALIBI

In una sorta di perverso gioco a nascondino, però, la presenza di Luca Parnasi, innocente fino a sentenza passata in giudicato, ha finito per essere un intralcio e un alibi. 

Fra Pd e grillini c’è la corsa a chi è più prono al manettarismo becero e ignobile (ovviamente sempre se riguarda gli altri, sennò si è tutti figli del garantismo) e l’inchiesta su Parnasi, Lanzalone, un pezzo del Pd e un pezzo dei 5Stelle ha consentito ai grillini di non dover affrontare subito la questione Stadio ma di rinviarla settimana dopo settimana, mese dopo mese. E al Pd di adeguarsi nell’attesa.

Il sindaco di Roma, Virginia Raggi,
eletta il 22 giugno 2016

A questo proposito, basti una mera considerazione statistica. Dal giorno dell’avvio del progetto a oggi sono trascorsi 3.178 giorni.
Dal giorno dell’elezione della Raggi a oggi, ne sono passati 1.575

Ovvero, metà del tempo trascorso dall’inizio del progetto è passata sotto la sindacatura di Virginia Raggi: un quinquennio perso inseguendo fantasie oniriche di vecchie cariatidi dell’urbanistica anteguerra, prive di una visione moderna del mondo, ancorate a parole d’ordine stantie e passatiste.

Ora che Parnasi non c’è più, però, le chiacchiere dei grillini e quelle del Pd perdono l’alibi migliore. Il re è nudo, il progetto deve andare al voto e quelle piccole furbastrerie da pochi spiccioli non possono più essere imbastite né per la claque pentastellata d’oltre GRA né per quella, meno naïf, Dem.

1 commento su “Stadio, sempre meno alibi”

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