Lazio Nuoto batte Campidoglio: la piscina della Garbatella è stata assegnata in maniera illegittima. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato riformando parzialmente una sentenza del Tar che già aveva evidenziato le lacune nella procedura amministrativa. Ma che il Campidoglio aveva completamente ignorato.
La sentenza del secondo grado della giustizia amministrativa è di oggi, 15 settembre. I giudici di Palazzo Spada censurano pesantemente l’operato degli uffici comunali: “il provvedimento di aggiudicazione va annullato e disposta l’esclusione della Maximo (la vincitrice della gara, ndr) per violazione del disciplinare di gara: il gruppo imprenditoriale (il Gruppo Lanzetti, ndr) cui la società è riconducibile è, infatti, già titolare di due concessioni di impianti sportivi di proprietà comunale (l’aggiudicazione porterebbe all’acquisizione di un terzo impianto)”.
Link: la sentenza del Consiglio di Stato
Almeno in teoria, a questo punto, la piscina di Garbatella tornerà alla Lazio Nuoto.
La vicenda era iniziata nel 2019, all’indomani del varo del nuovo Regolamento sugli impianti sportivi comunali. A settembre 2018 scade la concessione del Comune con la Lazio Nuoto che gestiva da 33 anni la piscina della Garbatella. La Lazio Nuoto inizia le procedure per chiedere la proroga ma i tempi si dilatano e l 17 gennaio 2019 viene messo a bando “l’affidamento in concessione del servizio di gestione dell’impianto sportivo capitolino per il nuoto” di via Giustiniano Imperatore.
Il bando prevedeva di affidare per 6 anni la concessione della gestione della piscina per un canone totale di 76mila euro, pari a poco più di 12mila e 600 euro annui.
Alla fine, il bando viene vinto dalla Maximo. La Lazio Nuoto è seconda. Solo che, secondo quest’ultima ci sono state una serie di irregolarità e viene presentato un ricorso al Tar. A metà giugno 2020 i giudici amministrativi di primo grado decidono che, in base alle norme, la Maximo non avrebbe proprio dovuta essere ammessa a partecipare per carenza di requisiti. La sentenza del Tar è piuttosto dura nei confronti degli uffici del Dipartimento Sport: il Campidoglio “ha disatteso le regole da esso stesso poste e che doveva applicare in modo imparziale e trasparente; dall’erronea applicazione di tali regole è scaturita l’ammissione alla gara della S.S.D. Maximo a r.l. che, invece, non poteva parteciparvi, non avendo i requisiti speciali di partecipazione richiesti dal bando a pena di esclusione”.
Il Campidoglio, in mezzo a un mare di polemiche, fa orecchie da mercante e sfruttando la pratica del soccorso istruttorio dà modo alla Maximo di chiarire la propria posizione. O, almeno, così pensavano in Comune.
Secondo i giudici del Consiglio di Stato, invece, chiude la partita: la Maximo va esclusa. E quindi ne discende che la piscina deve andare al secondo classificato, la Lazio Nuoto.