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Cinghiali abbattuti, “La Raggi non poteva non sapere”

I cinghiali abbattuti il 16 ottobre 2020

Io me ne sono andata un mese fa. Ad aprile scorso, il 14 e il 16, ho spedito alla Raggi due email proprio sulla questione cinghiali. Email ignorate dal Sindaco e io a fare la copertura politica a un’Amministrazione che non ha nessuna sensibilità né un piano di azione non ci sto”.

L’abbattimento dei sei cinghiali, una mamma e i suoi cuccioli, avvenuto in un parco giochi per bambini all’Aurelio nella notte di venerdì 16, continua ad essere un caso politico che mette sotto accusa il Campidoglio. Loredana Pronio, fino al 23 settembre scorso delegata della Raggi al benessere degli animali, è molto netta: niente animalisti al lavoro con chi accetta la mattanza dei cinghiali.

Primo problema: questi cinghiali sono animali importati dall’Europa dell’Est. Sono più grandi di quelli autoctoni italiani e si riproducono con maggiore velocità”, spiega la Pronio. “Un’importazione decisa per accontentare le lobby dei cacciatori. Ora gli animali si avvicinano al centro di Roma perché trovano cibo facile. E grande colpa è anche di quei cittadini che li nutrono, sbagliando. Io sono entrata in rotta di collisione quando è stato sottoscritto l’accordo con la Regione Lazio perché il presunto trasferimento nelle oasi in realtà significa spedire gli animali in due aziende faunistico venatorie, ovvero posti dove poi vanno i cacciatori. Ho provato a forzare la mano con le due email alla Raggi rimaste senza risposte. Nella prima chiedevo al Sindaco di spiegare quale fosse la linea che il Comune intendeva percorrere riguardo alla situazione dei cinghiali. La seconda email prendeva spunto dall’uccisone del primo cinghiale che iniziava la “mattanza” a seguito dell’Intesa con la Regione. In entrambi i casi non ho mai ricevuto risposta”. 

L’intesa con la Regione, firmata dalla Giunta Raggi, prevede appunto che i cinghiali vivi catturati durante le varie operazioni di controllo del territorio vengano trasferiti in due aziende del Lazio. Aziende che la Pronio nella lettera alla Raggi definisce “aziende agricole, cioè allevamenti”, nelle quali i cinghiali sarebbero comunque macellati. 

Mi rammarica dover apprendere – prosegue la Pronio nell’email del 16 aprile – che l’ipotesi della cattura attraverso gabbie o solo attraverso l’anestesia, con successivo trasferimento dei capi in luoghi adeguati alla loro natura, non sia stata presa in considerazione prediligendo la via più breve: quella dell’abbattimento degli animali”.

E così, arrivano le dimissioni con la bufera politica che, dopo l’uccisione degli animali venerdì notte, investe direttamente il grillino Daniele Diaco, presidente della Commissione Ambiente, e il direttore del Dipartimento Ambiente, Marcello Visca. Nessuno dei due, però, aveva il potere di interrompere l’operazione decisa dal tavolo tecnico Regione-Comune-Asl. 

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