Sono 186 gli impianti di traslazione – scale mobili, ascensori, montascale – fermi. Molti di più di quanti, nelle scorse settimane Atac e Campidoglio avevano dichiarato. Giusto il 5 aprile scorso, Atac aveva diramato una nota stampa in cui annunciava trionfante che “in due anni è stata completata la revisione del 40% degli impianti”.
E nel testo, l’Azienda spiega che rimangono “48 impianti chiusi per disposizioni Covid; 48 lungo la metro B giunti a fine vita tecnica; e 30 con manutenzioni completate e in attesa di collaudi”. Solo che, andando in Commissione Mobilità, a questi 48 più 48 più 30 Atac ne aggiunge altri 60: 17 fermi per problemi strutturali, 17 fermi per la sostituzione della catena dei gradini e 26 fermi per manutenzione correttiva.
Totale: 186 impianti fermi dei quali il 59% per colpa di Atac e del Comune – mancata programmazione per la sostituzione delle scale mobili pensionate e per cause manutentive varie – e il 41% bloccato per altre ragioni, come le norme Covid o l’attesa per i collaudi.
Come le scale di Barberini e Repubblica, quelle ferme dal 2019: i lavori in quella coppia di scale sono conclusi ma solo sulla carta. La Otis, l’azienda che ha fatto la manutenzione straordinaria dopo il disastro dello splendido appalto dell’Atac grillina affidato con il ribasso di quasi il 50%, ha apportato modifiche al sistema dei freni, inserendo nei cunei di acciaio che arrestano la corsa delle scale mobili in caso di emergenza un elemento in ferodo (un componente frenante a base di kevlar, ceramica, grafite e altro) utile a diminuire il consumo dei cunei (qui il testo della relazione Otis). Però perché il ferodo funzioni bene è necessario che non ci siano infiltrazioni di acqua o olii o polveri: tutta roba che nelle scale mobili si trova a pacchi. Per cui sono state necessarie altre modifiche al sistema di trasmissione dei gradini (le modifiche proposte da Otis). Risultato: dall’autunno 2019 i lavori saranno anche conclusi ma i collaudi non sono mai stati fatti e le scale, Covid o non Covid, non possono riaprire.
Nel computo mancano anche i casi di stazioni che chiudono per scale mobili che non funzionano. È il caso di Vittorio Emanuele e Manzoni sulla linea A della metro. Per Vittorio Emanuele, Atac attribuisce la colpa alla ristrutturazione dei giardini della piazza. Ma i disservizi, in realtà, sono decisamente antecedenti ai lavori. Che, in ogni modo, anche ammesso che fosse vera la spiegazione di Atac su Vittorio Emanuele, non spiegano come mai i problemi alle scale mobili – formalmente fra quelle funzionanti – causino la chiusura della stazione di Manzoni che con i lavori a piazza Vittorio non ha ovviamente nulla a che vedere.
La prova sta nelle relazioni che Il Tempo ha ottenuto accedendo agli atti dell’Azienda. Leggendo le quattro pagine fitte di date (qui il testo completo), emerge che, fatti salvi alcuni casi isolati, le chiusure di queste stazioni avvengono perché le scale mobili in discesa o in salita si allagano. Per Vittorio è successo il 13, il 23 e il 27 gennaio, poi l’11, 12 e 27 febbraio. Per Manzoni l’allagamento avviene il 9 e il 19 gennaio e il 5 febbraio.
Per inciso, nel 2020 Manzoni è stata chiusa 15 volte e Vittorio Emanuele 12, la prima volta il 27 febbraio 2020. Nel primo trimestre 2021, Vittorio è già a 7 chiusure, Manzoni a 3.