• giovedì 18 Aprile 2024 23:40

Ricorsi al Tar, un fascicolo dedicato in Corte dei Conti, la Procura di Roma che indaga, lo stucchevole rimpallo politico fra Nicola Zingaretti e Virginia Raggi, fra il Campidoglio e la Regione Lazio e fra il Pd e i 5Stelle. In mezzo ci rimangono i romani con le strade stracolme di rifiuti e con cicli di crisi sempre più ravvicinati fra loro, sempre più lunghi come durata e sempre più dimensionalmente impattanti.
In attesa che il Tar si pronunci sul ricorso presentato dal Comune contro l’ultima ordinanza di Zingaretti (che obbligherebbe il Campidoglio a scegliere il sito per la discarica pena il commissariamento), giusto ieri l’assessore regionale ai Rifiuti, Massimiliano Valeriani, è andato in Procura, accompagnato dal capo di Gabinetto di Zingaretti, Albino Ruberti.
Dalla Regione spiegano che si è trattato di un incontro richiesto alla Procura per illustrare gli effetti dell’Ordinanza (quella in discussione al Tar e la cui sentenza è attesa di giorno in giorno) e il mancato rispetto di un paio delle condizioni in essa contenute e rivolte ad Ama fra cui quella di avviare la gara insieme a Invitalia per l’esportazione della mondezza fuori Roma.
Il fascicolo di Piazzale Clodio inizia ad essere piuttosto consistente: la visita di Valeriani e Ruberti per l’Ordinanza si unisce alle carte sui bilanci di Ama e alla visita del sindaco Raggi di un paio di mesi fa.
Ma la querelle giudiziaria non risolve il problema: le strade un giorno sì e uno no sono piene di rifiuti, i cassonetti non vengono svuotati regolarmente, le aree circostanti raramente pulite, lo spazzamento delle strade è una specie di miraggio.
E ieri l’Autorità per il controllo della qualità dei servizi pubblici comunali ha giusto avviato un sondaggio per vedere il grado di soddisfazione dell’utenza.
In principio fu la chiusura della discarica di Malagrotta, nobile idea perseguita da Ignazio Marino senza, però, che il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti, da un trentennio basato sulla discarica, venisse preliminarmente adeguato. Il risultato, già con Marino, è un’Ama che progressivamente affoga sotto il peso dei rifiuti e che inizia a soffrire di un progressivo squilibrio dei conti faticosamente rimessi a posto dalla precedente gestione di Franco Panzironi in epoca Alemanno.
Conti a parte, però, gli impianti esistenti pubblici non bastano e inizia una affannosa ricerca all’esportazione della mondezza che prosegue ancora oggi. Perché l’unica vera alternativa è quella di portare i rifiuti fuori Roma.
Quando arrivano i 5Selle, la parola d’ordine che viene lanciata e ripetuta è quella di “zero waste” e aumento della differenziata. Due idee mai divenute realtà (con la differenziata che cresce di un paio di punti in 5 anni) ma con il Pd che le riprende e alimenta con il nuovo Piano regionale dei Rifiuti che sembra più scritto per non scontentare nessuno che per trovare soluzioni.
Se la Regione ha la responsabilità di aver redatto (in ritardo di poco più di un anno) un Piano Rifiuti inadeguato, la crisi comunale ha volti e nomi: quelli degli assessori ai Rifiuti (Paola Muraro, Pinuccia Montanari, l’interim di Virginia Raggi, Katia Ziantoni) e dei vertici Ama che si sono succeduti (Daniele Fortini, Alessandro Solidoro, Antonella Giglio, Lorenzo Bagnacani, Luisa Melara e Stefano Zaghis). La crisi dei vertici tecnico/politici si somma a quella dei bilanci Ama, approvati con anni di ritardo e sotto la lente della Corte dei Conti. In mezzo, l’incendio del TMB Salario, il caos di quello di Rocca Cencia, il nuovo assessore, Katia Ziantoni, che si oppone a qualunque progetto di impianto (salvo poi fare marcia indietro). E i romani che ringraziano, quasi fosse un miracolo, quando i cassonetti sono svuotati.

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