Mentre il sindaco di Roma, Virginia Raggi, vede ogni giorno di più svanire l’utopia di portare al voto lo Stadio della Roma e ora cerca di scaricare le colpe sulla Roma, sul procedimento amministrativo si inserisce la Presidenza del Consiglio dei Ministri che, pochi giorni fa, ha spedito, a firma del direttore del neonato Dipartimento Sport, Giuseppe Pierro, una Pec al Dipartimento Urbanistica per porre tre domande specifiche sul progetto giallorosso di Tor di Valle.
L’atto è decisamente irrituale nella forma e nei toni: si legge, infatti, che l’email viene spedita per “rispondere a specifici atti di sindacato ispettivo” e che “riveste carattere di urgenza”.
Palazzo Chigi chiede al Campidoglio come viene affrontato e risolto il problema del rischio idrogeologico a Tor di Valle, come quello del traffico e, infine, si domanda come il Comune abbia applicato le modifiche normative alla cosiddetta “legge Stadi” (legge 147/2013).
L’irritualità della missiva in realtà è legata al fatto che lo Stato era pesante alla Conferenza di Servizi dove sono state assunte tutte le varie decisioni e che, quindi, basterebbe “bussare” alla porta di Carlo Notarmuzi, il rappresentate dello Stato, per avere tutte le informazioni del caso.
Stato che, inoltre, dovrà controllare le carte progettuali aggiornate dopo il (futuro) voto in Consiglio comunale su Variante e Convenzione urbanistica.
Infine, il fatto che la lettera parta per rispondere ad “atti di sindacato ispettivo” vuol dire che qualche deputato o senatore ha presentato interrogazioni specifiche su questi tre punti.
Veniamo alla Raggi. Nel giro di dieci giorni esatti, il sindaco di Roma passa dal “regalo di Natale” al tentativo di scaricare sulla Roma l’ennesimo stallo dell’iter progettuale dovuto all’ennesimo pasticcio creato dal Campidoglio.
Intervenendo a Rainews24, la Raggi ha affermato: “Per noi lo Stadio della Roma si farà. Ma è un’opera che viene portata avanti dai privati quindi sono loro a dover scegliere dove farlo. Ad oggi l’indicazione della precedente proprietà era di farlo a Tor di Valle, ma chiaramente siamo aperti al confronto con la nuova dirigenza. Noi ci mettiamo a disposizione: devono sussistere una serie di requisiti ma noi ci siamo”.
Non c’è da sbagliarsi: è la stessa Virginia Raggi che nel 2016 annunciava la volontà “di farlo da un’altra parte”. La stessa Virginia Raggi che con le sue scelte ha stravolto gli equilibri del progetto pur di avere uno slogan (“uno stadio fatto bene”) da usare, la stessa Raggi che si aggrappa allo Stadio come ultima carta elettorale adottando unilateralmente in Giunta il testo di un accordo non condiviso con la Regione. E che dieci giorni fa annunciava il voto finale come “regalo di Natale”. E cui ora, a 20 giorni dal Natale, serva una via d’uscita politico-mediatica.