Sul Piano Rom della Raggi non ci sono solamente le proteste degli amministratori pubblici dei paesi fuori Roma dove i nomadi potrebbero trovare posto. Ci sono anche le polemiche sui costi: il Comune afferma di aver basato i propri calcoli sui 35 euro al giorno che sono il parametro per l’accoglienza dei migranti. Escludendo i minori non accompagnati -il cui costo sarebbe di 100 euro al giorno – questa cifra di 35 euro al giorno moltiplicata per i circa 6mila nomadi regolari della Capitale cuba una spesa di quasi 77 milioni l’anno. Tanto costerebbe applicare i parametri Raggi alla intera popolazione Rom. E meno male che le polemiche social dei grillini girano sulla spesa di 30 milioni annui dei sindaci passati.
In realtà, saranno una settantina le persone che potrebbero accedere a questi bandi: al momento sono stanziati (con fondi europei) solo 900mila euro che coprono, appunto, il fabbisogno di un anno di 70 persone.
L’allarme parte dai Radicali italiani, non esattamente un gruppo oltranzista di estrema destra: “Virginia Raggi vuole portare a casa qualcosa in vista delle amministrative, dato che nella scorsa campagna elettorale aveva promesso la chiusura dei campi”, attaccano Leone Barilli e Francesco Mingiardi, rispettivamente segretario e presidente di Radicali Roma. “Numeri alla mano – proseguono – una famiglia di sei persone arriverebbe a costare più di centomila euro l’anno per alloggio, vitto e attività formative. Sono politiche che trattano le persone con un paternalismo educativo mortificante e controproducente. Inutile quindi approntare politiche emergenziali ed elettoralistiche”.
Il Campidoglio però non ci sta e replica con una nota a firma della Delegata della Raggi per l’inclusione, Monica Rossi: “La misura era già presente sin dal principio nel piano rom e nasce come uno dei molteplici strumenti per favorire l’inclusione dei residenti nei campi. L’accoglienza diffusa è un servizio comunque temporaneo” che si basa sulla ricerca di “piccole strutture o più appartamenti per un numero limitato di individui in un lotto territoriale che comprendesse alcuni municipi di Roma e province del Lazio in qualche modo limitrofe tra loro. Il servizio è rivolto a piccoli numeri di individui, accolti per 6 mesi, rinnovabili sino ad un massimo di 1 anno”. Secondo la Rossi “L’investimento produrrà un vero e proprio effetto moltiplicatore perché contribuirà a chiudere quei campi che sono arrivati a costare sino a 30 milioni l’anno alle casse capitoline. Risparmi che saranno poi investiti per servizi a beneficio di tutti i cittadini”.