Definirla “irritazione” è espressione fin troppo diplomatica. Ma questo è il comune sentire ai piani alti del quartier generale della As Roma sulla questione Stadio. Irritazione perché la politica ha rimesso la questione della futura casa giallorossa al centro della campagna elettorale con pronunciamenti e promesse che, visto il pregresso, suonano molto false.
In realtà – e qui la Roma pecca di ingenuità – lo Stadio è materia di campagna elettorale dal 2008, quando fu Alemanno candidato sindaco a lanciare l’idea di uno stadio di proprietà per Roma e Lazio. All’epoca, a schierarsi contro fu la sinistra Dem, pronta a fare la giravolta con Marino quando fu il suo turno di metterci cappello sopra col progetto Tor di Valle. E furono contro il centrodestra e, soprattutto, i 5Stelle. Che virarono rapidamente su “unostadiofattobene” appena dismessi i panni dell’agit prop di opposizione per quelli più confortevoli di governo, ma con il voto contrario dei Dem e del centrodestra.
Se non altro, queste continue giravolte hanno sortito un pregio: almeno una volta, sono stati tutti d’accordo sulla necessità di fare lo Stadio.
Ora, nuova campagna elettorale e nuovo giro di promesse e sdilinquimenti.
La posizione della Roma, però, va letta fra le righe delle dichiarazioni ufficiali. All’Ansa, il CEO giallorosso, Guido Fienga, chiarisce che la Roma lavorerà “con la futura Amministrazione per realizzare insieme lo stadio”. E fino qui…
È il resto da leggere con attenzione: “sulla base dell’esperienza avuta, ci aspettiamo che i tempi di approvazione siano all’altezza del progetto dato che un iter di approvazione troppo lungo rischia di far perdere significato al progetto stesso, alterando di fatto le condizioni per il suo successo”. Tradotto: i cinque anni che la Raggi ha fatto perdere alla città con le sue capriole interne hanno ucciso il progetto rendendolo obsoleto e non più sostenibile.
Poi, la previsione di Fienga: “Iniziando a lavorare subito dopo le elezioni da vicino con la nuova giunta, congiuntamente passo dopo passo, noi crediamo fortemente che il progetto si possa approvare entro un anno dalla sua presentazione”. Due elementi: “congiuntamente passo dopo passo” sembra suggerire quanto meno una contiguità con l’Amministrazione comunale che non può esserci visto che spetta al soggetto privato scegliere l’area. Secondo: l’arco temporale è palesemente irrealizzabile.
Ecco l’irritazione palesarsi: “Stiamo seguendo con interesse la campagna elettorale per le prossime elezioni comunali, desiderosi di conoscere le idee dei candidati in merito al progetto dello Stadio” espressione davvero raffinata per rimarcare il profluvio stucchevole di dichiarazioni politiche.
Spiega Fienga: “il nuovo stadio dovrà essere pienamente compatibile con la città, ovvero in grado di integrarsi con il territorio cittadino il più vicino possibile ai quartieri dove vivono i nostri tifosi. E dovrà essere “soltanto” uno stadio, semplice da raggiungere, in un’area già dotata di infrastrutture adeguate senza necessità di altri progetti dal forte impatto urbanistico” ovvero una zona semicentrale, ben collegata dove fare solo lo stadio e non veniteci a chiedere la luna.
Conclusione di Fienga: “Bisogna fare presto” ovvero, dopo le elezioni, chi vinca vinca, si muova perché di tempo la Raggi ne ha fatto perdere sin troppo.