Non c’è mica solo lo stravolgimento del progetto da mettere in carico all’Amministrazione comunale di Roma.
C’è anche l’ultimo caso/caos amministrativo legato all’Accordo di Programma con la Regione Lazio.
Due volte (link) il sindaco di Roma, Virginia Raggi, si è sbilanciata (link) annunciando un accordo che ancora non c’è.
L’assenza di questo Accordo pregiudica la conclusione della stesura della Convenzione urbanistica da portare in Aula per il voto finale.
L’ACCORDO FANTASMA
Cos’è questo Accordo di Collaborazione fra Enti?
Si tratta di una previsione della legge sul procedimento amministrativo, la 241/1990, inserita all’articolo 15 (link), che consente alle pubbliche amministrazioni di concludere accordi fra loro.
Ovviamente, il testo dell’Accordo deve essere uguale e condiviso da tutti i firmatari ed è ciò che, almeno per ora, non è avvenuto.
La procedura prevede che, una volta accordatisi, le rispettive Giunte, la Raggi per il Comune e la Zingaretti per la Regione, debbano “adottarne” testi con una delibera di Giunta. Subito dopo l’adozione, i testi verranno firmati dai rispettivi dirigenti quindi la copia sarà inserita nel testo generale della Convenzione urbanistica.
L’ACCORDO SERVE?
L’assessore all’Urbanistica della Regione, Massimiliano Valeriani, scrive in un post che l’accordo “non sarebbe neanche necessario perché restano sempre vincolanti i contenuti e le prescrizioni approvate dalla Conferenza dei servizi di oltre due anni fa”.
Credo sbagli e profondamente.
La Roma pagherà al Comune 45 milioni di euro come “contributo costo di costruzione” cioè la parte in contanti delle tasse che si versano per costruire.
Il Comune, sovrano in questo, con la delibera Raggi di pubblico interesse del giugno 2017 ha deciso di destinare questi soldi al miglioramento della accessibilità pubblica della zona attraverso un investimento sulla linea Roma-Lido di Ostia.
Linea che è di proprietà della Regione e sulla quale la Regione ha un proprio programma di sviluppo totalmente indipendente dallo Stadio.
La Conferenza di Servizi è successiva e conseguente a quella delibera.
L’accordo è necessario, dunque, a regolare l’utilizzo di questi 45 milioni di euro e a decidere la divisione dei compiti fra i due Enti armonizzando quindi i soldi della Roma con quelli della Regione.
L’ACCORDO CHE NON C’È
Esattamente cosa è successo? Perché l’Accordo viene adottato solo in Comune e non in Regione, rimanendo, quindi, un atto unilaterale?
Quello che accade si può ricostruire leggendo le email che il vicedirettore del Comune, Roberto Botta, scambia con i suoi omologhi della Regione.
La data è quella del 5 agosto.
Alle 13.47 Botta manda una copia dell’Accordo appena modificato aggiungendo “questa dovrebbe essere la stesura per noi definitiva per la quale ci accingiamo ad andare in Giunta”.
Risponde la Regione alle 17.25, con un’email di Cecconi (il direttore della Pianificazione TPL regionale) in cui si avanzano una serie di perplessità e vengono proposte ulteriori modifiche. Due importanti: approfondire le ripercussioni sulla frequenza dei treni della creazione dei tronchino ad Acilia e una serie di problemi specifici su Acilia Sud e sul nuovo deposito dei treni.
Contro risposta di Botta delle 18:35: “Non mi pare ci siano i tempi per ulteriori affinamenti in questa fase. Chiudiamo così. Poi se dovessero sorgere questioni insormontabili deliberemo di nuovo”.
Insomma, il Comune ha fretta e chiude anche senza l’assenso della Regione.
Il 7 si riunisce la Giunta che approva la delibera 162/2020.
L’8 arriva il comunicato stampa.
Il 10 Virginia Raggi annuncia la propria candidatura a Sindaco di Roma.
COME SE NE ESCE?
Difficile dirlo. Se la Regione accettasse supinamente la stesura del Comune del 5 agosto sarebbe giustamente accusata di aver rallentato artatamente l’adozione: ciò che fai il 5 dicembre potevi farlo il 5 agosto.
Se il Comune cambia il testo ammette di aver fatto una idiozia amministrativa prima.
Chiunque si arrenda per primo perde la faccia.
Più facile attendere il nuovo Sindaco e chiudere cambiando il testo.
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