• sabato 20 Aprile 2024 09:03

Stadio, la revoca “l’è tutta da rifare” (?)

La firma della cessione, dalla Eurnova di Luca Parnasi alla CPI di Radovan Vitek, dell’intero asset Tor di Valle – annotazione: dal 12 aprile scorso, trascorsi i 3 anni dalla loro emissione, sono scadute le norme di salvaguardia, quindi, da un punto di vista urbanistico, l’area di Tor di Valle è tornata con le cubature inizialmente previste dal Piano Regolatore di Roma – presenta un problema di correttezza formale della delibera di revoca del pubblico interesse alla realizzazione dello Stadio.

E, a questo punto, dovrebbe imporre una parziale ma significativa riscrittura della stessa con conseguente gioco dell’oca su pareri e firme.

Andiamo per ordine.

La delibera di revoca approvata dalla Giunta Raggi a fine maggio e in discussione in questi giorni nelle varie Commissioni consiliari e calendarizzata per il voto in Consiglio comunale, prevede più passaggi in cui si fa riferimento alla perdita di possesso delle aree da parte di Eurnova a seguito di un vincolo pignoratizio come di uno dei due elementi portanti che determinano la volontà politica di revocare la delibera Raggi del 2017 di conferma del pubblico interesse alla costruzione dello Stadio.

 

Tuttavia, perché oggi Eurnova possa firmare la cessione a Vitek delle aree vuol dire per legge che il pignoramento è stato cancellato.

Quindi, tutti quei passaggi vanno corretti, espunti o integrati che siano.

Inoltre, va rettificata l’intera architettura logica di questa parte del provvedimento di revoca: la perdita di disponibilità delle aree non può più essere un elemento utile alla revoca che, quindi, si deve basare solo sulla decisione della Roma di non voler proseguire. 

Ma qui si apre un problema giuridico molto serio: la normativa attuale (i commi 305 e 306 della legge 147/2013) su cui l’intero progetto si è basato sin dall’inizio, sono stati abrogati dal decreto legislativo 38/2021 che, fra le modifiche introdotte, ha eliminato l’obbligatorietà dell’accordo fra società proponente il progetto e società sportiva utilizzatrice in via prevalente.

Ora, questo decreto legislativo è già in vigore ma ha un lunghissimo tipo di vacatio legis: fino al 31 dicembre 2023 le norme saranno valide ma non dispiegheranno i loro effetti giuridici. Solo che nessuno ha previsto come regolare questo tempo di mezzo: applicare la norma abrogata o quella nuova?
Un elemento da valutare, però, è che la volontà del legislatore è comunque chiara: niente più obbligo di accordo.
Quindi, arriviamo al terzo punto: va affrontato il rapporto con Vitek. Subentra a Eurnova? Rimane partner di Eurnova? Si può conservare il progetto che non sarebbe più “della Roma” ma sarebbe solo un progetto Stadio?

Se queste domande appaiono complesse, hanno però un effetto primario immediato: il testo della delibera di revoca oggi in discussione va obbligatoriamente ritirato e riscritto. Deve ricominciare l’intero iter prima negli uffici e poi nelle Commissioni.

E in Aula per il voto non ci arriverà mai: se le elezioni comunali fossero realmente fissate, come si vocifera, per il 9 e 10 ottobre prossimi, il decreto di indizione dei Comizi elettorali sarà emanato il 10 agosto, cioè 60 giorni prima del voto.

Da quel momento, Giunta e Consiglio rimangono in carica per il disbrigo degli affari correnti e una delibera di revoca così complessa non lo è davvero.

Facendo i conti, dunque, e basandosi sulle due sedute settimanali del Consiglio comunale – martedì e giovedì – ne rimangono solo 10. Che, in realtà, sono 5: la Raggi non ha più la maggioranza in grado di garantire il numero legale delle sedute in prima convocazione (25 presenti). Quindi si deve andare per forza in seconda convocazione (16 presenti per avere il numero legale) e questo significa che ogni due sedute la prima va deserta e solo la seconda è quella valida (sempre che i 16 presenti per la seconda si trovino).

E forse, visti mal di pancia dei consiglieri grillini che temono una causa milionaria, questa potrebbe essere la loro unica via d’uscita: riscrivere per non votare. 

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