Gli effetti non si vedranno immediatamente: ci vorrà qualche mese, probabilmente dopo le elezioni comunali, e allora si sentirà l’effetto della mancata manutenzione straordinaria sui treni MA300, quelli più nuovi, bianchi con una striscia rossa sul fianco. E del mancato acquisto di altri 14 treni, nuovi questa volta.
Due gare d’appalto non assegnate che Roma potrebbe pagare molto care nel prossimo futuro dimostrando, qualora ve ne fosse bisogno per l’ennesima volta, che il Campidoglio non è in grado in grado di organizzare e gestire gare d’appalto complesse e almeno una metà dei fondi stanziati dal Ministero delle Infrastrutture ora sono seriamente a rischio.
Andiamo per ordine.
Dicembre 2017, il Governo Gentiloni stanzia un bel capitale per le metropolitane romane: 425 milioni di euro che devono servire a rimettere in sesto il disastrato sistema delle sotterranee capitoline.
A fine dicembre 2018, il Campidoglio riesce finalmente ad adottare in Giunta il testo della Convenzione, il contratto cioè, che regolerà l’utilizzo di questi soldi: “oltre 134milioni di euro per la fornitura di 14 treni per le linee A e B – si legge nella nota che venne diffusa all’epoca – circa 184 milioni di euro per le banchine di galleria, impianti anti incendio e interventi di adeguamento dell’alimentazione elettrica; 66 milioni di euro per la manutenzione straordinaria del materiale rotabile; 36 milioni di euro per il rinnovo materiale rotabile della tratta Anagnina-Ottaviano; circa 5milioni di euro per un sistema di controllo del traffico treni e pannelli informatici agli utenti”.
Dallo stanziamento dei soldi da parte del Governo all’adozione della Convenzione passa un anno e un altro annetto per l’indizione delle gare d’appalto, due a quanto risulta per ora: dei sette diversi interventi previsti, al momento, risultano effettuate solo la gara, per la fornitura dei 14 nuovi treni della metro, 2 per la linea A e 12 per la B di competenza del Dipartimento Mobilità del Campidoglio; e quella per la manutenzione dei 51 treni, gestita da Atac. Delle altre opere non c’è ancora traccia: tre affidate a Roma Metropolitane, la società di progettazione delle metro ormai in liquidazione per decisione della Giunta Raggi, e cioè l’adeguamento dell’impianto elettrico, quello antincendio e le nuove banchine in galleria per circa 184milioni di euro di valore. E le rimanenti due, ancora affidate ad Atac, il rinnovo dei binari fra Anagnina e Ottaviano e il sistema di controllo centralizzato dei treni. Accantonando le opere delle quali mancano per ora le tracce, rimangono la gara per comprare i treni e quella per la manutenzione degli esistenti.
A settembre, viene annunciato il forfait sulla gara per manutenere i treni: valore, 66 milioni di euro, indetta da Atac, per controllare 51 convogli in servizio sulle linee A e B della metro. Dalle carte emerge come fosse stata presentata una sola offerta, da parte di un gruppo di imprese, CAF Italia-Vapor Europe che però è “risultata non valida in quanto condizionata rispetto alle prescrizioni e condizioni del Capitolato d’appalto”. Tradotto dal burocratese aziendale, l’offerta non rispondeva alle richieste. Per cui la stessa è “stata ritenuta inammissibile e la gara è stata dichiarata deserta”.
Per una gara da 66 milioni che si presenti un solo offerente è un indice della scarsa appetibilità di Atac come stazione appaltante.
Resta irrisolto il problema manutenzione: nei primi nove mesi dell’anno, le tre linee di metropolitane romane hanno causato una perdita di 22 giorni e 22 ore di tempo per un totale di 271 “eventi” fra chiusure di stazioni e di linee e rallentamenti per svariati problemi.
In dettaglio, sulla linea A si sono verificati 23 eventi che hanno generato la chiusura di stazioni o tratte: maltempo, guasto ai treni o agli impianti di stazione, verifiche su malfunzionamenti vari sulla linea. In totale 11 giorni abbondanti di chiusura. E per 25 volte si sono registrati rallentamenti che hanno fatto perdere due giorni di tempo ai passeggeri. Sulla linea B14 chiusure per un giorno e mezzo di stop, 39 rallentamenti per un altro giorno e mezzo di tempo perso. Sulla C, la linea più nuova delle tre, siamo a 37 chiusure per tre giorni e mezzo di tempo e ben 63 rallentamenti per quasi 3 giorni di tempo. Se i 51 treni MA300 in servizio sulle linee non verranno mantenuti per tempo, vanno incontro al rischio di essere fermati riducendo la flotta dei convogli e incrementando i disagi agli utenti.
Seconda gara ad andare a ramingo, è quella per comprare 14 treni nuovi. In questo caso, alla lentezza delle procedure seguite dal Campidoglio si è aggiunto il Covid per cui il Comune ha chiesto all’unica partecipante alla gara, la spagnola CAF, di prorogare di sei mesi la validità dell’offerta e delle garanzie fidejussorie. Cosa che la CAF non ha fatto. Risultato, gara deserta. E, anche qui, gli effetti si vedranno fra qualche mese: niente nuovi treni, niente manutenzioni. E, se non saranno impegnati entro il 31 dicembre, in assenza di proroghe, 200 milioni su 425 torneranno al Ministero.