I 147 lavoratori di Roma Metropolitane che, da ottobre, non ricevono più lo stipendio hanno indetto una tre giorni di sciopero.
Roma Metropolitane – società del Comune che progetta e bandisce gli appalti per le infrastrutture di mobilità per conto del Comune stesso – ha i conti bloccati a seguito di due pignoramenti per un totale di 18 milioni di euro e spicci. Che diventeranno quasi 40 non appena arriveranno a pignoramento anche gli altri debiti dovuti a sentenze per contenziosi e cui la Società non può far fronte per mancanza di liquidità.
I lavoratori – compreso il commissario liquidatore, Andrea Mazzotto – non ricevono più lo stipendio da ottobre a causa del blocco dei conti correnti. A novembre è stato dato un anticipo di 600 euro. Manca tutto il resto dello stipendio di novembre, quello di dicembre e la tredicesima.
Nell’annuncio dello stato di agitazione, si legge: “Il direttore generale di Roma Capitale, Franco Giampaoletti, non è stato in grado di fornire alcuna tempistica in merito alla formalizzazione delle delibere necessarie allo sblocco della liquidità e alla messa in sicurezza dell’azienda”.
Tre giornate di sciopero: questa mattina sotto la sede di Roma Metropolitane; domani sotto il Campidoglio in concomitanza con l’Assemblea dei Soci (il Comune, socio unico) convocata d’urgenza proprio per i pignoramenti; poi venerdì di nuovo sotto la sede aziendale in via Tuscolana.
I debiti di Roma Metropolitane sono legati al corridoio Eur-Laurentina e su metro C e sono dovuti a fatti precedenti la Giunta Raggi che, tuttavia, ha deciso di liquidare la società smettendo di pagare e coprire i costi per i contenziosi.
Un paio di settimane fa, i 5Stelle hanno deciso di cancellare la liquidazione e rimettere in piedi la società: in caso di fallimento sono a rischio le metro A e B, dove Roma Metropolitane segue i progetti per la messa a norma antincendio; la metro C il cui contratto d’appalto decadrebbe con penali pari al 10% del valore (2miliardi circa) dell’opera non ancora costruita; più la copertura delle sentenze oggi in pignoramento. Alla decisione, però, ancora mancano gli atti, le delibere, ferme negli uffici.