• martedì 23 Aprile 2024 15:15

L’ARBITRIO DEGLI ARBITRI

Gen 18, 2022

RIFLESSONI POST MILAN-SPEZIA

Le guardo spesso ma raramente le commento: le gare delle altre squadre riguardano le altre squadre e le relative tifoserie.

Tuttavia, frequentemente mi accade di vedere arbitri che arbitrano con un arbitrio insopportabile. Spesso gli stessi fischietti giudicano azioni simili in modi differenti: veementi e plateali proteste in qualche caso sono prudentemente ignorate, in altri punite severamente; contrasti simili giudicati fallosi a volte, lasciati andare altre; cartellini comminati in modo troppo discrezionale e, soprattutto, il Var che continua a giocare nella zona grigia.

Tutti i tifosi sui social si lamentano di torti subiti dalla loro squadra, quasi fosse l’unica, dimenticando i favori ricevuti.

È vero che la classe arbitrale di quest’anno è scarsa. Molto scarsa. Certo è strano notare come le statistiche sembrino suffragare un dato: o certe squadre sono composte da seminaristi sulla via della santità o nei loro confronti gli arbitri sono molto pavidi: i cartellini non arrivano mai o quasi.

Certe squadre si ritrovano svariati calci di rigore fischiati a favore per falli che le altre squadre non vedranno mai nemmeno presi in considerazione.

Certe squadre vedono il Var intervenire anche sui lacci degli scarpini degli avversari. Altre nemmeno per i calci in faccia (o in pancia) ricevuti.

Che poi queste squadre così smaccatamente fortunate siano anche quelle che stanno in vetta alla classifica sarà senza dubbio una casualità.

Del resto, almeno fino a che non intervennero le Procure, erano casualità anche certi casi di “sudditanza psicologica” ed “errori in buona fede che tanto poi si compensano” e le proteste sul meraviglioso mondo delle giacchette fluo era derubricato da santoni e commentatori a “piagnisteo” e liquidato con un “devi gioca’ bene”.

 

Ovviamente, tutto questo rimane. Almeno fino a che non capiti qualcosa che sovverta l’ordine naturale e precostituito delle cose e tocchi qualcuna delle squadre normalmente soggette ai piagnistei degli altri.

Allora si levano alte grida, ci sono titoli a nove colonne, nelle trasmissioni tv si decide di attaccare gli arbitri, per giorni si parla solo di questi clamorosi errori.

Poi, la gara dopo, si ritorna con l’andazzo ordinario e gli stessi corifei del giorno prima tornano a liquidare come piagnisteo la lamentela.

Questa spirale diabolica deve essere interrotta.
Basta con i commentatori tv che indossano i panni del fustigatore se l’arbitro danneggia una o del dileggiatore se danneggia un’altra.

Ma, soprattutto, basta con una classe arbitrale autoreferenziale, impermeabile alle critiche per le quali tira subito fuori il cartellino rosso.
L’arbitro non è un re.
Dimostrano quanto meno la loro fallacità umana. Quindi, invece delle scuse – se le fai a uno, non finirai di farle mai perché ogni domenica qualche arbitro sbaglia – pensassero a migliorare la qualità del personale che mandano in campo, si togliessero di dosso quella spocchia insopportabile che hanno quasi tutti e riducessero al minimo possibile la discrezionalità.

Perché non prendiamoci in giro: quasi tutte le proteste di giocatori e tifosi sono legate all’arbitrio con cui gli arbitri valutano situazioni simili, spesso lo stesso arbitro durante la stessa partita. L’uniformità di giudizio al momento esiste solo sui fuorigioco.
La ricetta non è rendere il fuorigioco opinabile ma rendere il più possibile le altre valutazioni uniformi come il fuorigioco.

Non abbiamo più un re dal 1946 e già da molto prima non era più un sovrano assoluto. Non abbiamo certo bisogno di avere dei re in campo.

 

 

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