Dopo quattro anni e mezzo di governo, quasi integralmente persi nel nulla cosmico, forse c’è luce in fondo al tunnel e il Campidoglio grillino si sveglia e chiede al Governo il commissariamento della Metro C.
Di fatto, è un’autocertificazione del fallimento dell’Amministrazione Raggi incapace di prendere decisioni con i poteri ordinari.
In una nota congiunta diffusa ieri dal Comune e dal Ministero delle Infrastrutture, viene annunciato un incontro fra il sindaco, Virginia Raggi, e il ministro Paola De Micheli per “prevedere il commissariamento straordinario della metro C, con l’obiettivo di abbreviare i tempi di completamento dell’opera”.
L’incontro ha fatto seguito a una formale richiesta del Comune per la nomina di un commissario: “è stata anche condivisa la necessità di individuare una figura tecnica di alto livello che abbia poteri straordinari”.
Infine, “Roma Capitale è pronta a consegnare al MIT i progetti della tratta Venezia-Clodio per ottenere i necessari finanziamenti”.
Sfrondando dal burocratese, la nomina del commissario potrebbe rappresentare una svolta per la costruzione della terza linea della metropolitana romana impantanata nella palude dell’indecisione prima di Ignazio Marino poi di Virginia Raggi.
In termini pratici, potrebbe significare a metà del prossimo anno il cantiere per la fermata di piazza Venezia ed entro il 2022 quello da piazza Venezia a piazzale Clodio.
Stando agli spifferi di Palazzo Senatorio, lo scenario potrebbe partire con la nomina del commissario, già individuato ma ancora “coperto” dal segreto che gestirà i cantieri ora in funzione e quelli futuri.
Altro step: i soldi.
Il Ministero dovrebbe impegnarsi per inserire nel prossimo Bilancio dello Stato i fondi per coprire la parte della C fino a Clodio: ad oggi, infatti, è la copertura economica è solo fino a Colosseo.
Il Campidoglio a breve dovrebbe spedire al MIT il progetto della tratta Venezia-Clodio, la T3, il cui costo è stimato in due miliardi e mezzo di euro. A coprire questi costi non è detto che sarà utilizzato il Recovery fund ma potrebbero essere investite risorse ordinarie o derivanti da altre partire del pacchetto “Next Generation Eu”.
In questo modo, se la C uscisse dalla quota romana dei fondi europei, questa potrebbe essere reinvestita nella linea D.