• venerdì 19 Aprile 2024 18:46

Inchiodata, o quasi, alla seduta del Consiglio comunale per mandare un messaggio ai suoi e per garantire che, in caso le opposizioni si fossero presentate in forze, i 5Stelle avrebbero potuto comunque mantenere la maggioranza. Virginia Raggi, sindaco di Roma, è rimasta disciplinatamente connessa più o meno tutto il tempo: lo sgretolamento del Gruppo 5Stelle – che ha perso 5 consigliere in 5 anni finendo per rimanere in 25, Raggi inclusa, contro 24 delle opposizioni – non può consentire sottovalutazioni. C’è da portare a casa le ultime delibere, compresa quella su Ama la cui discussione è ripartita a metà pomeriggio dopo aver superato un paio di votazioni procedimentali e su cui si abbatte la Corte dei Conti con tutto il suo peso.
Votazioni nelle quali il Gruppo 5Stelle è rimasto con 24 voti tanto che il Pd parla di voto che “attesta la difficoltà dell’attuale maggioranza”.
Il piatto forte della seduta di ieri – che proseguirà anche oggi – è il pacchetto di delibere su Ama. Si tratta dell’approvazione dei bilanci 2017, 2018 e 2019 e, in aggiunta, ci sono il piano industriale e quello di risanamento.
Bilanci e piani attesi dal 2016 – anno dell’ultimo bilancio aziendale approvato dal Comune, “socio unico” di Ama – e che sono costate la testa a due assessori all’Ambiente, Paola Muraro e, soprattutto, Pinuccia Montanari, uno al Bilancio, Andrea Mazzillo, e due alle Partecipate, Massimo Colomban e Alessandro Gennaro. E che sono costate la girandola dei management di Ama: Stefano Bina, Alessandro Solidoro, Antonella Giglio, Lorenzo Bagnacani, Luisa Melara.
E mentre ballavano le poltrone, la città è rimasta ferma: la differenziata è cresciuta nel quinquennio con percentuali minime, la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti è rimasta al palo, l’impiantistica esistente è andata in sofferenza specialmente dopo il distruttivo incendio del TMB Salaria. Per cui, con cicli sempre più ravvicinati, più lunghi e maggiormente pesanti, la città è stata sommersa dai rifiuti. In mezzo a questa incertezza su Ama e sui suoi conti, la scelta del sito di Monte Carnevale per la nuova discarica, fatta dalla Raggi il 31 dicembre 2019, e ora cassata dalla Regione dopo l’inchiesta della Procura.
Su Ama piomba la Corte dei Conti che, in una lunghissima deliberazione sui conti del Campidoglio (qui il testo completo), se da una parte parla di “sostanziale regolarità” nella gestione finanziaria, dall’altra stigmatizza gli “annosi ritardi e carenze nell’approvazione dei bilanci da parte di numerose società e organismi partecipati” cosa che rende i bilanci poco veritieri. Di fatto, lo stesso rilievo che muove anche l’Organismo di Revisione economica e finanziaria.
Sulla questione dei bilanci delle partecipate, non c’è solo Ama nel mirino dei giudici ma tutte le altre partecipate, come Roma Metropolitane o Farmacap, in cui la gestione grillina ha fermato i bilanci. Fra le critiche dei magistrati contabili al Campidoglio, si legge che occorre giungere ad una “tempestiva definizione di un sistema in grado di rilevare i rapporti finanziari, economici e patrimoniali tra l’Ente e le sue società partecipate” e che il Comune deve approvare il “bilancio dei propri organismi partecipati anche al fine di addivenire, in sede di rendiconto 2020, ad un’attendibile determinazione del Fondo perdite partecipate monitorando costantemente le possibili ricadute sugli equilibri di bilancio degli andamenti gestionali delle proprie partecipate”. Con “specifico riferimento ad Ama”, poi, è necessario che vengano definite “le posizioni debitorie/creditorie ancora indeterminate”.

 

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