• martedì 30 Aprile 2024 03:01

Non bastano i bus trasformati in palle di fuoco, o i distanziamenti inesistenti nelle ore di punta: ora, a complicare il quadro del già disastrato sistema del trasporto pubblico romano, ci si mette anche lo sciopero bianco.

Ieri mattina, sorpresa: metro C interamente chiusa. Cancelli bloccati da Pantano a San Giovanni. Atac che fatica a grattare il fondo del barile e a tirare fuori bus a sufficienza per organizzare le navette sostitutive. Gente accalcata e infuriata alle fermate.

La nota Atac supera le vette del lirismo: “Atac svolgerà accertamenti approfonditi per chiarire le ragioni che hanno provocato la mancata apertura della linea C della metropolitana per indisponibilità di personale. Il numero di agenti di stazione presenti a inizio turno, infatti, non era sufficiente per garantire l’esercizio in sicurezza della linea. Atac sta controllando i documenti giustificativi giunti in azienda da parte del personale assente, anche per valutare eventuali azioni davanti alle autorità”. Come cadere dal pero con stile.
Il motivo è noto: c’è una trattativa sindacale che va avanti da settimane. La linea C è automatizzata, quindi senza conducente. Per rimanere aperta servono gli addetti di stazione che chiedono all’Azienda un inquadramento economico analogo a quello dei macchinisti.
E ieri è arrivato un segnale: dalle 5.30, orario di inizio servizio, fino alle 10.30 senza gli addetti di stazione la C non parte. Cara Atac, vedi quello che devi fare.

Dopo la roboante nota aziendale, arriva anche quella dell’assessore alla Mobilità, Pietro Calabrese, che su facebook parla di atto “ingiustificabile: parte del personale di stazione non si è presentato a lavoro impedendo di fatto l’apertura in sicurezza della linea. Un comportamento che ha provocato un’interruzione di servizio pubblico inaccettabile”. Segue la minaccia che già altre volte è stata annunciata e raramente portata a effetti reali: “l’azienda valuterà anche azioni legali nei confronti di questi dipendenti. Sia chiaro che non faremo sconti a nessuno. Saranno individuate le responsabilità e le pene saranno esemplari”.
La risposta a Calabrese arriva direttamente da Daniele Fuligni, segretario di Filt Cgil Lazio: “Da quello che ci risulta stamattina erano meno di dieci le assenza del personale della C. L’anomalia non è che ci siano 5 o 6 quarantene in più, ma come mai una metro così importante chiude con 5 o 6 dipendenti assenti. Questo perché c’è una carenza cronica di organico e perché la linea viene gestita come se si fosse sempre in emergenza anche nell’ordinarietà”.

Ovviamente si è scatenato il diluvio di commenti e attacchi all’Amministrazione Raggi che, mentre la metro era chiusa, comunicava trionfante l’attivazione della macchinetta mangiaplastica al mercato Trieste.
A parte il canonico esposto denuncia del Codacons, il Garante per gli scioperi ha invitato Atac a comunicare con urgenza, entro 24 ore, ogni utile informazione, corredata da idonea documentazione, sull’accaduto.
Il presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito (M5S) ritiene “opportuno che l’Aula dedichi uno specifico question time alla vicenda”, ovvero che l’assessore Calabrese e il sindaco Raggi riferiscano in Consiglio.
Richiesta analoga da parte di Davide Bordoni (Lega), mentre il Gruppo Pd annuncia un’interrogazione urgente. Luciano Nobili (deputato Italia Viva) chiede l’”audizione della Raggi e dei vertici di Atac in Commissione Trasporti alla Camera dei Deputati”.
Di “città fuori controllo” parla Carlo Calenda, mentre per Tobia Zevi e Maurizio Gasparri la “responsabilità del disastro è della Raggi”.

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