Oltre quindici milioni di euro per rifare, più o meno da capo, la rete dei collegamenti radio del Corpo della Polizia locale: questo è quel che il Campidoglio sta portando avanti dopo appena sei anni da quando è entrata in funzione l’attuale rete radio dei Vigili.
Con procedure che, grazie alla formulazione del bando, sono finite davanti all’Autorità Anticorruzione (Anac) e al Tar.
Un appalto con molti punti interrogativi a partire da quello del costo: quindici milioni contro i 6 spesi per lo stesso appalto dalla Provincia di Trento, i 5 della Provincia di Bolzano, i 2 del Comune di Palermo.
Quindici milioni mentre è in corso anche la copertura del territorio interno al Grande Raccordo Anulare fatta da Acea con soli 500mila euro di gara.
Quindici milioni per la rete dei Vigili Urbani quando esistono altre reti: a parte Acea, c’è quella di Astral per la Roma-Lido di Ostia.
Chiarimento tecnico: la rete radio dei Vigili, quella esistente dal 2014 e avviata in era Alemanno, viaggia con il sistema Tetra la cui caratteristica principale è di permettere che su una stessa infrastruttura possano convivere diverse organizzazioni, quindi meno inquinamento elettromagnetico, coordinamento e interazione fra le varie agenzie in caso di necessità e, quindi, anche bei risparmi.
Acea e Astral sono reti Tetra. Sono reti “ordinarie” quelle già esistenti per altre municipalizzate come Atac per le metro B e C e che potrebbero, se le cose fossero fatte bene, transitare su Tetra anch’esse.
Altro punto di domanda sulla gara del Campidoglio: pur possedendo decine di siti di proprietà, il Comune ha deciso di affittare i siti dove installare i ripetitori.
Fino qui, i problemi sembrerebbero appartenere più alla classica poca competenza dell’Amministrazione comunale.
Il bando, però, presenta un altro grande interrogativo: il vincitore non dovrà solo realizzate la nuova rete radio, ma si accollerà anche l’obbligo di manutenere per 18 mesi quella vecchia.
Un cliché già visto con il Comune amministrato dai grillini: la stessa cosa, l’obbligo di prendersi in carico il vecchio, era stata inserita in modo analogo nel bando per trovare il successore di Roma Tpl, il gestore di un centinaio di linee private di bus. Una clausola che, ovviamente, non ha retto alla prova del Tar che l’ha cassata. Sia chiaro: appalti diversi e dettagli diversi ma è la similitudine che colpisce.
Questa clausola – esattamente come per Roma Tpl – sortisce un effetto diretto: quello di favorire l’attuale fornitore della rete “uscente”.
Non bastassero gli interrogativi già espressi, c’è un’altra clausola che fa pensare: nei 18 mesi di manutenzione “forzata”, il Comune pagherà l’affitto dei siti dei ripetitori all’attuale fornitore con una trattata privata.
Le principali aziende che si occupano di queste tecnologie, italiane e straniere, hanno posto al Campidoglio una serie di quesiti sull’appalto. Ad esempio, è stato domandato se era possibile realizzare la nuova rete in un tempo inferiore ai 18 mesi previsti. Per il Comune non si può fare.
Come risultato, il bando è stato portato da alcuni concorrenti all’Anac e alla fine sono rimasti in gara due soli concorrenti, uno dei quali squalificato dal Comune con relativo immediato ricorso al Tar che si pronuncerà a ottobre.